“E’ necessario che i servizi per l’infanzia adottino modelli educativi e di cura centrati sul bambino, che prendano in considerazione i loro punti di vista e che li coinvolgano attivamente nei processi decisionali che li riguardano. I servizi dovrebbero offrire un ambiente stimolante e accogliente, mettendo a disposizione dei bambini uno spazio fisico, sociale e culturale che fornisca loro molteplici occasioni per sviluppare le loro potenzialità presenti e future. […] Un approccio pedagogicamente fondato… riconosce che la cura, educazione e socializzazione sono aspetti inseparabili nella crescita di ciascun bambino.[…] Tutte e tre queste dimensioni sono percepite come costitutive di un approccio olistico e unitario a sostegno della crescita dei bambini nei servizi per l’infanzia”.
Materiali per la riflessione e la discussione
a cura di Moira Sannipoli
Una scossa contro gli stereotipi
Giulia Franchi – SCOSSE
Per mesi lo spauracchio dell’ideologia del gender ha invaso le piazze, i consigli di classe, le parrocchie, i social network e la stampa. Un clima di disinformazione reazionario e oscurantista, alimentato da gruppi politici di estrema destra e dal fondamentalismo religioso, e basato sulla polarizzazione tra natura e cultura e sull’imposizione di un modello unico di amore e di famiglia che sarebbe messo in pericolo da chi sostiene l’educazione alle differenze e rivendica libertà e diritti per tutti e tutte.

Un altro immaginario è possibile
Bambine e bambini negli albi illustrati
n.12 della rivista DWF, Dalla parte delle eroine. Istruzioni per l’uso (2016, 4) Elena Fierli, Giulia Franchi e Sara Marini – SCOSSE Alison è una bambina, ha cinque anni e sa fare molte cose, tutte da sé. Sa contare fino…

Vedi alla voce sconfinare
Alice Sophie Sarcinelli
Storia di una maestra famosa e dei suoi bambini rom
Nel 2010 una maestra milanese, Flaviana Robbiati, é diventata famosa a livello locale e poi nazionale:il suo nome e la sua faccia compaiono sui giornali e in televisione, dove Flaviana partecipa ad una puntata di «Che tempo che fa».
Assieme ad altri membri del «movimento di mamme e maestre di Rubattino», Flaviana riceve l’Ambrogino d’oro per aver cambiato il modo di dipingere e di relazionarsi con i rom in questa città, capitale della solidarietà, ma anche degli sgomberi.

Maestre al campo rom
Alice Sophie Sarcinelli
Noi non sapevamo assolutamente niente dei Rom, se non quello che si sa: che rubano, che sono sporchi, che si vestono in maniera diversa, che hanno la regina dei Rom e altre cavolate di questo genere. Poi, sono arrivati questi bambini: stavano con gli occhi bassi, a terra. Di solito, un bambino che viene trasferito da una scuola all’altra da il bacio alla mamma, piange perché non si vuole staccare, chiede ‘a che ora vieni a prendermi?’; mentre loro proprio non guardavano, non parlavano, non reagivano. Poi, un po’ alla volta si sono un scongelati.

Guardami negli occhi: ascoltami!
Avete mai sentito i petali di rosa bussare ai vetri della finestra? Occorrono due cose: il silenzio fuori, il silenzio nel cuore. (M.Rigoni Stern) “Insegnavo in una classe prima. Come ogni mattina arrivavo presto a scuola in modo che…

Vulnerabilità, relazioni e cura. Ripensare le bioetica
Proponiamo la prima parte di un articolo di Caterina Botti, in cui la filosofa approfondisce il tema dell’etica della cura.
La prospettiva proposta ci pare molto rilevante in un’ottica educativa, con particolare riferimento alla prima e primissima infanzia. Sulla base di una visione degli esseri umani come interdipendenti, quindi come fragili e vulnerabili proprio perché dipendenti, la moralità viene intesa nella forma della cura dell’altro, nella sua concretezza e particolarità, assumendosi la responsabilità di sviluppare relazioni che “lo facciano e ci facciano fiorire”. Una vulnerabilità che è accentuata nel caso dell’infanzia, e un “far fiorire” che ben corrisponde alla finalità educativa.
Per una cultura della validità
Ci sono bambini che lasciano tracce molto deboli del loro cammino, tanto da sembrare quasi inesistenti. Sembrano bambini strani, che apprendono a fatica, bambini “fuori misura”, bambini da aggiustare. Ma se invece stessero chiedendo uno sguardo pulito e approfondito?
Diversi e uguali
Compito di un servizio educativo è riconoscere la diversità di ciascuno e promuoverne le differenze. C’è però bisogno di professionisti che sappiano dare un nome alle proprie idee di bambino per evitare facili derive che rendono buono e bello solo ciò che è vicino al nostro immaginario. L’uguaglianza e la giustizia vera non è allineare ma dare a tutti la possibilità di arrivare dove si può e si vuole arrivare.

Basta calci di rigore!
Cronache e ricerche ci descrivono bambini ingabbiati in impegni, compiti e prestazioni che spesso si travestono come pratiche educative, ma viste con attenzione sono spesso occasioni per misurare le competenze del bambino. E se invece bastassero occasioni di gioco, di palestre di “coraggio, altruismo e fantasia”, nonostante le “spalle strette”?
Per fortuna sono un bambino!
Riconoscere un bambino nella sua identità significa innanzitutto fare i conti con lo sguardo di un adulto che ad un certo punto sente il bisogno di farsi piccolo, di ridurre al minimo il proprio pensare, sentire e agire per accogliere la meraviglia di quei primi passi nel mondo…e allora un bambino riconosciuto è prima di tutto il diritto di essere bambino.